Vacanze vegan friendly senza (troppo) stress: una guida

Ogni volta che una persona vegana si appresta a organizzare le ferie, sa che dovrà armarsi di pazienza. Non solo per quanto riguarda la ricerca di ristoranti o bar con opzioni plant based, ma anche nello scegliere le esperienze, gli acquisti e tutta una serie di altre cose a cui chi non è veganə non fa caso.

Se anche tu vuoi solo goderti le vacanze con la giusta dose di consapevolezza e prevenire lo sconforto, questa guida fa al caso tuo.

Mangiare vegano in vacanza: perché non è solo cibo

Quando viaggio, una delle cose che amo di più è provare i piatti tipici del posto, che portano con loro un bagaglio anche storico e culturale non da poco.

Se sono in ferie e decido di mangiare fuori, ho piacere di provare cose buone: anche le mie papille gustative devono godersi la vacanza!

Il cibo non è mai solo semplice nutrimento: è condivisione, accoglienza, legame con persone e luoghi, ricordo vivido ed emozione.

Tuttavia, da quando non mangio più prodotti di origine animale, questo aspetto è diventato per me fonte di preoccupazione: e se la località in cui vado non avesse un’offerta adeguata? E se mi trovassi a mangiare hummus tutti i giorni (amo l’hummus, ma non si campa solo di questo)? E se trovassi persone che si pongono in modo ostile nei miei confronti? 

Uno dei modi per non incorrere in episodi spiacevoli o ricerche esasperanti quando è ora di cena, è di mappare tutte le tappe del viaggio.

Passare al vaglio i locali con opzioni vegane su Google Maps o tramite app dedicate come Happy Cow può essere fonte di divertimento, se ti piace assaporare la vacanza ancora prima di partire.

E quando ti verrà fame, tornerà comodo avere già delle puntine segnate sulla mappa!

Due scodelle di udon con verdure, una sfocata sullo sfondo e una in primo piano con delle bacchette che sorreggono i noodles.
Foto di Eiliv Aceron, Pexels

Prima di diventare vegana non sapevo che fosse possibile trovare la versione plant based più o meno di qualsiasi cosa, e questa scoperta mi ha fatta ricredere sull’importanza di rinnovare le tradizioni, creando qualcosa di altrettanto delizioso.

Nel caso in cui ti trovassi in una zona poco sensibile alle tue esigenze, ricorda che i ristoranti libanesi e indiani hanno sempre un’offerta vegana, grazie ai loro piatti tradizionali a base di legumi (santo hummus), verdure e cereali.

Se invece la tua destinazione non è molto vegan friendly e non vuoi rischiare di vagare da un ristorante all’altro per poi ripiegare su un sacchetto di frutta secca al supermercato, prendi in considerazione di alloggiare in appartamenti con angolo cottura.

Questo ti permette anche di risparmiare sul cibo: non sempre si ha voglia di mangiare fuori ogni giorno, a maggior ragione se le opzioni vegane scarseggiano o se vengono fatte pagare di più rispetto a quelle onnivore.

Se alloggi in un hotel o B&B con colazione inclusa, assicurati di rendere note le tue esigenze già al momento della prenotazione. Latte di soia e croissant vegani non sono così introvabili oggigiorno (ovviamente dipende sempre dal Paese in cui stai andando), o comunque l’host ha il tempo di cercare delle alternative valide.

La faccenda si complica se viaggi insieme a persone non vegane o se sei ospite di amicə o parenti.

Nel primo caso, si può cercare di trovare un compromesso: i piatti vegani possono essere mangiati anche da onnivorə, non il contrario. Se il gruppo con cui viaggi è flessibile, potete alternare pasti 100% vegan a ristoranti misti – qui dipende sempre dalle disponibilità della destinazione.

A mali estremi ci si separa per i pasti 😉
Se sei ospite a casa di qualcunə ti invito a prendere possesso della sua cucina e a stupirlə con le ricette vegane che sfornerai! Ma può anche darsi che tu non ami o non abbia voglia di cucinare in vacanza, motivo per cui, in mancanza di flessibilità da parte di chi ti ospita, esiste sempre il cibo da asporto.

Due mani porgono del cibo inscatolato per il take away, che viene preso da altre due mani. Sullo sfondo il bancone di un locale.
Foto di Dan Burton, Unsplash

Turismo esperienziale: e gli animali?

Dopo la grande questione del cibo, passo a un aspetto non meno importante: le esperienze in viaggio.

Non credo esistano destinazioni che non includano una qualsivoglia attività turistica che coinvolge gli animali.

Non sto parlando solo di zoo e acquari, ma anche di carrozze trainate da cavalli e passeggiate in groppa a muli e cammelli. 

Bagni con i delfini, colazione con le giraffe che si affacciano in camera, coccole agli elefanti, scimmie ammaestrate, tigri drogate.

Cani da slitta, neko café, corride, serpenti nelle ceste.

Sono tante, troppe, le occasioni di sfruttamento degli animali. Spesso anche quelle apparentemente innocue e che si fregiano di essere etiche, in realtà non lo sono.

Giraffa che si sporge da una ringhiera in filo di ferro.
Foto di Alexander Ross, Unsplash

Se viaggi con persone non vegane o con coppie con bambinə che scelgono di fare determinate attività, il messaggio migliore che puoi lanciare è decidere di non partecipare, spiegando serenamente il motivo.

Non dare fuoco alle code di paglia se non vuoi che si guasti il clima del viaggio, ma cerca comunque di rendere nota la tua visione evidenziando incoerenze e potenziali situazioni di sfruttamento, lasciando libertà di scelta alle altre persone.

E i santuari? Ci sono dei luoghi che si prendono cura di animali che non possono più vivere in natura per i più svariati motivi. Tuttavia, se si tratta di animali selvatici che normalmente non interagiscono con gli esseri umani, quanto è corretto toccarli, coccolarli e imporre loro un comportamento che non gli appartiene?

Qualche etologə avrebbe sicuramente qualcosa da dire in merito.

Inoltre, per sviare sospetti di abusi, sempre più attrazioni turistiche utilizzano impropriamente la parola “rifugio” o “santuario”.

Le vacanze possono essere meravigliose anche solo ammirando gli animali in natura, senza contribuire al loro sfruttamento per vederli in cattività o per toccarli.

Souvenir e regali

Personalmente amo portare un ricordo del viaggio alle persone care e spesso mi diverto a cercare oggetti significativi del luogo che visito.

A volte può essere complicato trovare qualcosa di tipico che sia anche vegano/cruelty free, ma non impossibile.

Una mano inquadrata in primo piano, che tiene un sottobicchiere di sughero con al centro una mattonella portoghese dipinta. Sullo sfondo, altri souvenir simili.
Foto di Gints Gailis, Unsplash

Fa’ attenzione ai tessuti e materiali di abbigliamento e accessori, scegli consapevolmente i cosmetici e il cibo.

Più di una volta, prima di essere vegana, mi è capitato di ricevere richieste specifiche da parenti e amicə. Se dovesse capitare nuovamente cercherei una versione vegan friendly di quel cibo o oggetto, ma non comprerei prodotti di origine animale su richiesta.

Anche i souvenir che compro per me sono sensibilmente cambiati.

Se fino a poco tempo fa tornavo dai miei viaggi con la valigia piena di sciarpe di lana (Scozia), biscotti al burro (Francia), creme a base di bava di lumaca (Giappone), formaggi (Svizzera) e quant’altro, adesso amo esplorare le opzioni vegetali nei supermercati esteri, portando a casa un bottino niente male.

Nel blog è già stato affrontato il tema dei souvenir zero waste ed etici, in caso te lo fossi perso.

Varie ed eventuali

Una costante che comprende tutti gli aspetti menzionati qui sopra è l’impatto ambientale o l’inquinamento derivato dalle nostre scelte.

Mezzi pubblici o privati? Mercato o supermercato? Sostegno alle realtà locali o alle multinazionali? Tutti questi aspetti non li lasciamo a casa, ma si ripropongono anche quando viaggiamo.

Anche le cose più piccole come comprare l’ennesimo oggettino di plastica, hanno delle conseguenze sull’ambiente in cui viviamo noi e gli animali non umani.

Mangia, acquista, visita e divertiti consapevolmente, se ne hai l’opportunità!

Chiudo con un’ultima raccomandazione molto sentita: non avere mai paura di chiedere. Il dialogo è il modo migliore per diffondere consapevolezza e spesso può partire proprio dalla mancanza di un’offerta plant based in un locale.

Non sempre siamo nello stato mentale adatto a un’eventuale discussione – soprattutto in situazioni ostili – ma a volte mostrare una gentile fermezza funziona.

Se aumenta la domanda di prodotti vegani, aumenterà di conseguenza anche l’offerta. Non dobbiamo sempre accontentarci di un’insalatona (sigh).

E adesso? Non resta che pensare al prossimo viaggio! 😀

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