Torino e l’accessibilità per le persone in carrozzina

Intervista doppia a Elisa Costantino e Antonio Castore

Città che ha tantissimo da offrire, Torino è nota per l’architettura raffinata e le sue grandi piazze ma anche per il suo aspetto vitale dato dai locali diffusi in tutta la città. 
Circondata da imponenti vette alpine, la prima capitale d’Italia, poi diventata capitale del cinema e dell’automobile, è oggi uno dei maggiori poli universitari, artistici e culturali d’Italia. 
Ma quanto è vivibile per le persone disabili in carrozzina? Quali sono le mete più accessibili? 

Qui intervistiamo Elisa e Antonio, che ci vivono.

Presentati!

Elisa, una ragazza in carrozzina elettrica, su una distesa di foglie autunnali

Elisa: Mi chiamo Elisa Costantino, ho 21 anni e sono di Venaria Reale, in provincia di Torino. Per passione ho scelto di frequentare Scienze Politiche e Sociali all’Università di Torino così da poter realizzare il mio grande sogno di diventare assistente sociale.
È importante che mi circondi delle persone giuste perché quando si ha una malattia genetica dalla nascita come la mia, l’atrofia muscolare spinale di tipo II, che provoca debolezza muscolare generalizzata hai una vita super movimentata. Da sempre mi muovo su una carrozzina elettrica a 6 ruote. Il massimo della stabilità che io abbia mai trovato!

Antonio, un uomo in carrozzina elettrica, con una barca sullos fondo

Antonio:  Mi chiamo Antonio, ho 46 anni e da quando ne avevo tre e mezzo, a seguito di un incidente domestico, sono tetraplegico. Ciò significa che, oltre a non poter camminare, non me la cavo tanto bene neanche con le braccia. Per questo motivo, quando intorno ai 12 anni ho provato per la prima volta una carrozzina motorizzata a comando elettronico mi si è spalancato davanti un mondo intero: finalmente non avrei avuto più bisogno del continuo aiuto altrui per spostarmi, in casa e fuori. E così sono cominciate le esplorazioni, prima del quartiere poi della città, le scorribande con gli amici, insomma: un primo gustosissimo assaggio di libertà e autonomia. 

Com’è vivere a Torino usando una carrozzina elettrica?

Elisa: è abbastanza fattibile… se conosci i posti giusti in cui andare. Sarà che io ho una visione ottimistica di ogni cosa, anche quando molte cose vengono tralasciate e ci vorrebbe più attenzione per la mobilità di tutti.

Per carità, l’adrenalina mi piace. Ma non è semplice girare ogni giorno e trovarsi davanti salite inaspettate, discese ripide, fare lo slalom tra monopattini e biciclette lasciate in mezzo alla strada e molti altri ostacoli.

Per questo, pur amando la mia città, mi ritrovo ad ammirare da lontano la parte storica, molto meno accessibile. Però nulla può regalarmi gioie come la metro, fatta recentemente e completamente accessibile. Le carrozze sono tutte a livello pavimento e addirittura i pulsanti degli ascensori sono a livello di una carrozzina, quindi più bassi. La metro è assolutamente ineguagliabile, basti pensare agli altri mezzi pubblici: ad esempio molti tram storici non sono provvisti di rampa e quelli nuovi (quindi con pedana e postazione per carrozzine), ahimè, sono ancora pochi.

La buona notizia è che la Città Metropolitana di Torino sta già provvedendo a sostituire i tram e i pullman vecchi con quelli nuovi e accessibili a tutti. La mia speranza è che in futuro la mobilità si possa estendere a più persone possibili.

Antonio: Mi è difficile immaginare la mia vita senza carrozzina elettrica (e per estensione la vita di una persona con una disabilità tale da non poter usare la carrozzina manuale senza bisogno di essere accompagnato). Certo, si è portati a pensare che determinati ostacoli (gradini, in primis) siano più facili da superare con una sedia più leggera. Ma per fortuna la città è molto cambiata negli ultimi anni. Se è vero che ancora troppi negozi sono sprovvisti di rampa d’accesso, per lo più in città ci si muove bene, seppur con alcune differenze da zona a zona. La metropolitana, costruita nel 2006, è interamente accessibile, i mezzi di superficie lo sono in gran parte. Purtroppo manca un servizio serio di taxi fruibile con la carrozzina a motore.

Per la tua esperienza, come si colloca Torino rispetto ad altre città italiane?

Elisa:  Da incurabile viaggiatrice posso portare la mia esperienza sul campo. Una certezza è che Torino gode di una discreta reputazione per l’accessibilità e la vivibilità delle strade per persone con disabilità, soprattutto se paragonata a tantissime altre città italiane. 

Antonio: A Torino, per molti anni, sia nel mondo associativo  che in quello istituzionale è circolata la convinzione che qui si stia meglio che altrove, che qui si sia dato avvio a molti esperimenti sociali prima che in altri posti e così via. Probabilmente questa convinzione poggia su qualche dato di realtà, ma non sono in grado di dire se oggi sia ancora così. Certo la città può contare su un tessuto associativo diffuso e consolidato e che, in passato, ha condotto e vinto battaglie pionieristiche, come quella sui trasporti e, in seguito, sulla Vita indipendente. Ma nessuna di queste battaglie è conclusa, né vinta definitivamente; piuttosto, c’è il rischio di ritenere “scontato” quanto è stato conquistato e che invece va continuamente difeso, ribadito, incrementato. Questa storia pesa in qualche modo positivamente, perché tutte le amministrazioni devono fare i conti con una certa percezione dei diritti, da cui non si può arretrare. Credo che anche i servizi sociali, pur nella cronica insufficienza di fondi e tra mille falle e con tanti possibili distinguo, siano bene attrezzati. Non credo però che tutte le persone disabili accedano nello stesso modo all’esercizio dei propri diritti e alle ‘potenzialità’ della Città. Carenza di informazione, da un lato, di coordinamento tra pubblico e privato e tra istituzione e istituzione dall’altro, temo che costringano molti – ancora oggi – all’isolamento e all’impossibilità di vivere in modo pieno la propria vita.

Parliamo di discriminazione: l’hai sperimentata a Torino?

Elisa: Mentirei se dicessi che ho goduto di una vita priva di discriminazioni e comportamenti abilisti. Ebbene sì, la stessa città che vanta una sorta di progresso dell’accessibilità, è la stessa che mi ha isolata (anche se certi comportamenti non hanno limiti di tempo e spazio).

Inoltre la Vita Indipendente (un supporto comprensivo di un fondo per l’assunzione di assistenti personali) è ancora inadeguata. Io ho ottenuto 8 ore giornaliere, ma c’è anche chi ha solo 2 ore.

Un altro tipo di discriminazione che mi ha ferita è quella che ho subìto ai tempi del Liceo. Tutti parlano del Liceo come del periodo in cui passerai gli anni più belli della tua vita. È così che dicono no? Beh… Il mio Liceo è stato un po’ diverso. Ogni anno, puntualmente, mi veniva detto che per me era impossibile andare in gita senza un familiare, perché la scuola non si sarebbe presa la responsabilità di portare me. Quindi, ogni anno, se volevo partecipare, ero costretta a far venire mia madre.

Dai, su, al Liceo, in gita… quando finalmente puoi stare senza i professori, senza genitori, da sola con i tuoi compagni a infrangere le regole… e invece no. Stai con tua madre. Cosa evitabilissima, d’altronde, perché ci sono dei diritti.

Diciamo che non mi era possibile godermi a pieno l’esperienza delle gite. Inoltre, al liceo non avevo la Vita Indipendente, altrimenti credo sarebbe stato diverso, ma avevo una oss che, oltretutto, si è sempre resa disponibile ad accompagnarmi in gita. Ma nonostante questo la scuola non ne voleva sapere.

Molto spesso ho dovuto interrompere amicizie che ritenevo importanti a causa della non accessibilità di alcuni luoghi. Spesso i luoghi di interesse dei miei amici non erano accessibili a me (discoteche, pub ecc), e si sa che quando gli interessi comuni spariscono e le occasioni non ci sono… alcune persone se ne vanno.

Un’altra pecca di Torino è che i taxi accessibili e con la pedana costano molto di più di un taxi “normale” e c’è da dare il preavviso di qualche ora/giorno, cosa che una persona deambulante non è tenuta a fare.

Le discriminazioni ci sono, però le persone che ci stimano davvero rimangono. E confido che otterremo tutto quello che ci spetta senza doverlo chiedere continuamente.

Antonio: Piccoli grandi atti di discriminazione sono talmente parte della vita di ogni giorno che quasi non ci si fa più caso. Ci sono ovviamente anche casi più gravi: persone che sui mezzi pubblici ci tengono a manifestare tutto il loro fastidio per il “tempo perso” nel  far salire e sistemare sul mezzo una persona in carrozzina. O peggio ancora, quanto successe a me qualche anno fa: un autista di bus che si rifiutò di farmi salire perché riteneva non fosse suo compito aprire la pedana. La storia è lunga e complessa, ma per farla breve ne seguì un processo e l’autista fu condannato. Per me però fu un trauma. In realtà è difficile circoscrivere l’argomento ‘discriminazione’, perché è davvero ubiquo, onnipresente. Non solo i negozi che non consentono l’accesso, ma anche le sale cinematografiche dove puoi “entrare” ma in cui poi finisci a vedere il film in prima fila, talmente vicino allo schermo che pensi di essere parte dell’azione; oppure i concerti, formalmente “accessibili” ma che riservano alle carrozzine spazi a visibilità nulla: tutti questi sono casi di discriminazione. Non sono la norma, ma non sono nemmeno casi isolati. Purtroppo, manca una percezione diffusa di quanto ingiuste siano queste situazioni. 

Che cosa consiglieresti a chi visita Torino per la prima volta e usa una carrozzina?

Elisa: Sicuramente se non siete amanti dei sanpietrini posso consigliare il grattacielo San Paolo, completamente accessibile, da cui si può ammirare Torino dall’alto oltre che fare aperitivi o cene, il parco del Valentino, il museo egizio, la passeggiata in centro su Via Roma con il marciapiede completamente asfaltato e Piazza Castello.

Se invece per voi i sanpietrini non sono un grande problema posso consigliarvi la passeggiata da Porta Nuova (una delle due stazioni di Torino) fino in Piazza Vittorio Veneto passando per Via Roma, Piazza San Carlo (a mio parere una delle più belle piazze di Torino), Via Po (caratteristica per i banchetti con i libri usati) e per finire Piazza Vittorio Veneto (molto frequentata dai giovani per locali e ristoranti).

Se avete una carrozzina con la batteria potente e che riesce a fare salite abbastanza ripide vi consiglio assolutamente di salire a Monte dei Cappuccini. Si passa per la strada (di macchine ce ne sono poche) e da sopra c’è una vista mozzafiato di Torino, una delle più belle.

Se invece volete andare in cintura (l’area metropolitana) di Torino, a Venaria Reale ad esempio, c’è la Reggia di Venaria, anche questa molto bella e accessibile, giardini compresi. In alcuni punti dei giardini reali c’è un po’ di ciottolato ma è fattibile, la mia carrozzina non si è mai impantanata. Inoltre molto spesso all’interno della Reggia espongono delle mostre, raggiungibili comodamente con l’ascensore.

Antonio: Non vorrei peccare di ottimismo, ma direi che tutto il centro è discretamente accessibile, così come i principali musei, dal museo egizio al museo del cinema alla galleria di arte moderna. Fatto salvo, ovviamente, che il centro storico, come quello di tante altre città italiane, presenta spesso una pavimentazione non proprio agevole. Io comincerei sicuramente con il fare una passeggiata che tocchi le grandi piazze di Torino, da Piazza San Carlo, a Piazza Carignano, Piazza Castello, Piazza Vittorio. Per poi continuare, se si vuole, sul lungo Po, il Parco del Valentino. Le zone con i principali locali, pure discretamente accessibili, diventano a volte molto congestionate, per la presenza di marciapiedi e strade piuttosto strette e di grandi affollamenti di persone: ma sono esperienze da vivere. Tra questi il quartiere multietnico San Salvario, il quadrilatero romano, Vanchiglia. Altra esperienza sicuramente interessante è il mercato di Porta Palazzo, uno dei più grandi mercati all’aperto d’Europa… così dicono.

Se ne avessi la possibilità, cosa miglioreresti immediatamente di Torino?

Elisa: Ora come ora a Torino mancano tante rampe in negozi, ristoranti, luoghi di svago. Quindi sicuramente aggiungerei quelle per iniziare. Poi sicuramente migliorerei la qualità dei mezzi pubblici. Rinnoverei tutti i tram vecchi con quelli nuovi e adattati e, per finire (ma non meno importante), i pullman con più postazioni per le persone disabili e cinture abbastanza lunghe e funzionanti.

Antonio: Sicuramente renderei accessibili tutti i negozi e locali aperti al pubblico e poi farei in modo che ci siano taxi attrezzati in grado di caricare le carrozzine elettriche, in servizio in tutte le fasce orarie, comprese quelle notturne.

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